
Dopo lo spettacolo Falafel Express in cui parlavamo di identità e nazionalità prendendo come punto di vista quello delle seconde generazioni in Italia, con Samir vogliamo dare uno sguardo che contraddica gli stereotipi sull’immigrazione.
Una storia che metta in discussione prima di tutto il nostro punto di vista su noi stessi aprendo con ironia squarci sulle magnifiche possibilità da vivere in Europa ma anche sulle contraddizioni e gli aspetti grotteschi della nostra burocrazia e della nostra visione dello straniero.
Lo straniero, l’altro, lo sconosciuto, sono sempre la vera frontiera attraverso cui possiamo gettare uno sguardo sulla nostra personale evoluzione come individui e come società.
Jamal fa questo nella storia che raccontiamo, e così siamo chiamati a fare noi che la raccontiamo e che la ascoltiamo: entrare in contatto.
Per ritrarre i mondi che Jamal attraversa, giochiamo coi codici recitativi saltando dal drammatico al grottesco, passando per la narrazione per accompagnare il pubblico tra le sensazioni che il protagonista attraversa nei suoi incontri lungo il viaggio e nei suoi pensieri.
C’è un grande artista del Novecento la cui arte è stata prepotentemente influenzata, cambiata da un viaggio che è lo specchio di quello di Jamal, dall’Europa alla Tunisia: si tratta di Paul Klee. I colori che scenicamente abbiamo deciso di dare al mondo di questi personaggi si rifanno a sue opere considerando prevalentemente le tonalità degli acquerelli di Tunisi ma allargandosi ad altri periodi.
Le musiche sono scelte tra quelle di artisti come Youssef Dhafer, tunisino, e Ibrahim Maalouf, franco-libanese, che operano una fusione tra mondi musicali arabo e occidentale attraverso il jazz. Il pezzo Le vent nous portera è invece legato a una sensazione che pervade tutto il testo in cui i personaggi e i ricordi arrivano e partono portati dal vento.